Due ragazzi che giocano a bocce; in lontananza un anziano li osserva e forse ricorda con nostalgia la sua giovinezza.

Il ragazzo più grande è mio fratello Tonino.

Non so con precisione la data a cui riferire la fotografia, sicuramente all’inizio della seconda metà degli anni ’60. Forse ad uno degli ultimi anni delle scuole superiori frequentate da mio fratello oppure ad uno dei primi anni di lavoro alla Fiat. Praticamente, finite le scuole, Tonino già era stato assunto in fabbrica a Torino, dove ha lavorato per tutta la sua vita.

A casa ritornava nei fine settimana e nel tempo delle ferie.

Era sicuramente estate, ce lo dicono i vestiti leggeri; anzi era agosto perché il ragazzino che gioca con Tonino è Enri, da pronunciare con l’accento sulla “i” finale, alla francese. Infatti, Nalo (Nalu, alla piemontese), il padre di Enri, originario di San Michele, era emigrato nel principato di Monaco e lì lavorava e viveva con la sua famiglia per tutto l’anno, tranne che nel periodo di ferie.

Ad agosto, tutti gli anni, ritornava in paese per passare il tempo della vacanza con la mamma, Ghita, che abitava vicino a noi, dall’altro lato della strada che porta verso la cappella della Madonna della Lòsa. Erano molto affezionati al paese.

Enri aveva anche un fratello, Maurice.

Da grande, Enri era diventato un gendarme, mentre Maurice era al diretto servizio del principe, occupandosi di tutte le faccende pratiche che lo riguardavano dal vestiario al cibo e a ogni altro aspetto della vita quotidiana; un lavoro di prestigio!

Stanno giocando sulla strada dietro casa nostra; il traffico sicuramente era minimo; la strada non è ancora asfaltata, ma già allargata, come tutta la nuova via che veniva costruita proprio in quegli anni per raggiungere San Maurizio, pronto a diventare “Madonna degli Alpini”.

La vecchia strada era quella che adesso consideriamo come scorciatoia, larga appena quanto bastava per permettere il passaggio di un carretto.

Anche dietro casa nostra la strada, nel passato, era stretta, costeggiata da un muretto in pietre. Al di là del muretto, in un passato più lontano, c’era solo una ripida riva che scendeva verso il vallone sottostante. Il proprietario poi aveva fatto riportare dei detriti di demolizioni, che ricoperti con terreno fertile erano diventati un orto. L’aveva poi venduto al Comune per permettere l’allargamento della strada.

L’anziano seduto nell’angolo era Gianin, padre di Gepo (Gepu) che abitava lì vicino con la moglie Felicina. Prima, Gianin abitava nella borgata che si trovava a livello dell’ultimo tornante sulla strada che si inerpica verso San Maurizio; rimasto solo era venuto ad abitare con il figlio e la nuora. 

Immancabile il cappello in testa, come portavano tutti gli uomini in quegli anni.

Sullo sfondo la fontana con la vasca in cemento, che esiste ancora oggi, ma che non viene più utilizzata. In quegli anni era invece molto usata ed era considerata una vera comodità per poter risciacquare il bucato ad un’acqua corrente, stando in piedi!

La costruzione della fontana, negli anni ’20 del 1900, era stata una vera impresa. Era stata incanalata l’acqua di una sorgente lungo la strada che porta a Pratogaudino ed era stata costruita e finanziata da privati.

Possiamo immaginarci quanto sarà stato laborioso l’accordarsi tra vicini per dividersi le spese e quanto sarà stato faticoso lo scavare per interrare il tubo, tutto fatto senza mezzi meccanici, a pich e pala, come si diceva allora. Ma quanto sarà stato grande l’orgoglio per avere a disposizione, vicino, una fontana ricca di acqua buona e abbondante! Naturalmente poi ne potevano usufruire solo le famiglie che avevano aderito all’iniziativa.

Prima della costruzione della vasca in cemento, risalente agli anni ’50, si lavava nel gorgo che si era formato ai piedi della fontana, da questa alimentato.

Qualche anno dopo inizieranno i lavori per la costruzione dell’acquedotto comunale, ma la fontana continuerà a funzionare autonomamente ancora per tanti anni; l’arrivo delle lavatrici nelle case segnerà il suo declino!

Sullo sfondo piante da frutta, ai lati della via che si inerpica verso la chiesa e il centro del paese.

Immagini serene di un caldo pomeriggio d’agosto!

Il gioco delle bocce era molto popolare, tra ragazzi, ma anche tra adulti.

Per la ricorrenza della Madonna della Lòsa, festa del paese, si organizzavano anche gare con premi e attorno ai giocatori c’erano sempre spettatori che tifavano per una squadra o per un’altra, ma anche gente che seguiva semplicemente lo svolgersi del gioco, per stare in compagnia di amici e conoscenti.  Il bello di sentirsi “paese”!

                                                           Maria Armando  –   Maria ‘d Canon (Canun)