Un gruppetto di bimbi che guardano… non ricordo cosa!

Sopra il muretto, appoggiata alla rete, ci sono io, con la gonnellina di velluto, a balze; accanto mio fratello Tonino; la terza bimba è mia cugina Anna. Ai piedi del muretto un bambino e una bimbetta, di Vignolo; sembrano essere lì in posa, proprio per la fotografia.

A scattare la foto, quasi sicuramente, era stato Pino (Pinu), il vicino di casa; abitava appena al di là della strada. Pino, con sua mamma Ghita, gestiva un negozio di alimentari.

Era un giovanotto intraprendente ed era stato tra i primi di San Michele ad avere la macchina fotografica; aveva già l’automobile e faceva anche il tassista per le persone che dovevano farsi portare a Cuneo o in qualche altra località.

Quella porzione del nostro prato era un posto curioso; di lì passava gente perché era all’incrocio tra la via che arrivava da Cervasca e quella di Vignolo. C’era spesso qualcuno che andava al negozio o che semplicemente transitava di lì.

Proprio nell’angolo c’era la scuola; era una sola aula, gestita dal Comune di Vignolo (la strada segnava e segna ancora il confine), frequentata dai bambini più piccoli, di 1^, 2^ e 3^, dove insegnava una sola maestra.

Le altre due classi erano quasi vicino alla chiesa, in un locale della parrocchia; queste erano del Comune di Cervasca.

Mi ricordo che ogni tanto la mamma mi mandava a scopare l’aula; qualche volta, se partivo un po’ in anticipo, accendevo la stufa e mi sentivo già grande.

Quanti ricordi! Uno, in particolare, mi fa ancora sorridere!

Un giorno, uscendo da scuola, ero stata avvicinata da un compagno che mi aveva messo in mano una cartolina, senza dire neanche una parola. Si può immaginare la mia sorpresa quando, rigirandola, avevo letto quello che mi aveva scritto: “Cara Agnese, prepara il fardello. Ci sposeremo a Pasqua.”

Un corteggiatore segreto e segreta doveva restare quella missiva, tanto che l’avevo subito infilata tra i rami di un cespuglio di sambuco che cresceva lungo il sentiero. Ma mia mamma, che stava aspettandomi nel cortile di casa, aveva visto tutto ed era andata a recuperare ciò che avevo nascosto ed il segreto era subito finito lì!

Nei miei ricordi, legati al mondo della scuola, ci sono i periodi delle colonie estive. Ci sono stata tre volte, anche se la lontananza da casa mi faceva soffrire. Prima di partire papà mi preparava già delle cartoline (del paese; erano le sole a disposizione!), con francobollo e indirizzo; io dovevo solo scrivere come mi trovavo e spedirle.

Nei momenti liberi dal dover portare le bestie al pascolo o da altre incombenze noi bambini ci trovavamo per giocare. Non avevamo giocattoli, ma ci divertivamo un mondo. Il mio gruppo era formato principalmente da maschietti ed io, come loro, mi arrampicavo dappertutto ed avevo sempre le gambe piene di graffi o peggio, tanto che il parroco don Pino, sempre attento alla nostra vita, mi aveva fatto confezionare un paio di pantaloni!

Mio fratello era riuscito a comprarsi un pallone. Che lusso! Purtroppo, proprio io, inavvertitamente l’avevo calciato sopra un rosaio e si era bucato. Una vera tragedia!

Allora mi ero proposta di comprargliene un altro e non avendo soldi a disposizione avevo progettato un’uscita per funghi un po’ particolare.

Avevo visto un bosco recintato con filo spinato e avevo immaginato che fosse ricco di funghi, perché allora quasi tutti i boschi erano liberi. La domenica (solo dei funghi raccolti alla domenica potevamo tenerci i soldi!) mi recai in quel bosco, m’intrufolai tra i fili spinati ed entrai. Avevo subito adocchiato un fungo, ma appena l’ebbi raccolto, sentii una voce rabbiosa che mi ingiunse: “Adesso lo posi e domani vieni a chiedermi scusa, accompagnata da tua madre!”

Lasciai il fungo e scappai spaventata. Per fortuna non mi aveva riconosciuta, perché a mia mamma non dissi proprio niente! E svanì miseramente il desiderio di ripagare il danno che avevo provocato.

Qualche volta mamma mi mandava a comprare due banane da Pino ed erano proprio per me perché mi piacevano tanto ed io ero la piccola di casa. La più piccola, ma con tanta voglia di crescere per sentirmi già grande.

Avevo cominciato ad andare ad aiutare mia zia, magna Tina; aveva una tabaccheria ed alimentari. La mamma mi mandava la domenica, perché scendeva la gente dalle borgate della montagna; venivano per la messa ed approfittavano per fare le compere per tutta la settimana. Magna Tina mi aveva insegnato ad arrotolare la carta per fare i pacchetti dello zucchero, del caffè e del sale; allora tutte le merci si compravano sciolte e si pesavano sui piatti della bilancia; il cliente decideva il peso anche per la pasta e il riso che si prendevano dal sacco o nei grossi cassetti di un armadio, utilizzando un palòt di legno.

A me piaceva molto.

A proposito, Magna Tina è adesso una vecchietta di 104 anni, vispa ed ancora attiva!

Quanti ricordi, quante sensazioni e quanti sentimenti vengono a galla guardando una vecchia foto!

Agnese Armando Blesio