
A coloro che non hanno ancora trovato la propria Paladina, non smettete mai di cercarla.
Bianco.
Tutto intorno a me era bianco.
Odio questo colore. Il bianco è privo d’essenza. Il bianco è noioso. Il bianco è monotono. Proprio com’era la mia vita.
Ero quella classica ragazza che sta sempre sulle sue e ha paura di fare il primo passo. Forse per questo la mia vita era bianca. Ho sempre pensato che se non avessi mai agito, se fossi rimasta nella mia comfort zone, la mia vita sarebbe stata più semplice.
Ma mi sbagliavo.
Era una classica giornata piovosa. Mi trovavo sotto la pensilina della fermata del pullman, lo sguardo rivolto verso la strada in attesa che passasse il mio autobus.
La mia attenzione fu catturata da un’anziana signora che stava aspettando il verde del semaforo. Stringeva nella mano destra una canna da passeggio e nell’altra una borsa della spesa. Appena il verde scattò, la sua figura esile iniziò ad avanzare a piccoli passi. La pioggia continuava a cadere incessante, mettendola in difficoltà: cercava di raggiungere il più in fretta possibile l’altro lato del marciapiede per evitare di bagnarsi, ma la pesante borsa la stava ostacolando. Dietro di lei vidi una ragazza, più o meno della mia età, che accelerò il passo. Una volta raggiunta la signora, le prese la borsa dalle mani, le coprì la testa con il suo ombrello e le rivolse un sorriso a 36 denti. La signora riuscì così ad attraversare la strada e, una volta arrivata sotto i portici, ringraziò la giovane ragazza sorridendole. Assistere a questa scena mi fece provare un misto di emozioni.
Da un lato, mi sentivo felice: il sorriso dell’anziana signora e della ragazza avevano portato un po’ di colore nella mia “vita bianca”.
Dall’altro, mi sentivo in colpa… Perché io non avevo fatto nulla? Perché non avevo preso parte a quel piccolo atto di gentilezza? La ragazza non aveva fatto nulla di straordinario, solo un semplice gesto, ma era bastato quello per migliorare la giornata della signora. Tornando a casa, non riuscii a non pensare a quello che era successo. Volevo diventare come quella ragazza e per farlo dovevo farmi avanti, senza aver paura di osare e di agire: mettermi in gioco. Il mattino seguente mi misi subito all’opera.
In classe, non mi limitai a stare in disparte, come facevo di solito. Quando la mia vicina di banco mi confessò che non aveva capito un problema di matematica, senza pensarci troppo la tranquillizzai dicendole che glielo avrei spiegato io.
Insieme, risolvemmo l’esercizio e alla fine mi disse: “Grazie, davvero.” Quella semplice frase mi riempì di gioia. Nel pomeriggio, passeggiando, vidi due ragazze che stavano cercando di aprire il lucchetto di una bici, senza però riuscirci. Stavano per arrendersi quando mi avvicinai e chiesi loro se avessero bisogno d’aiuto. Si spostarono leggermente e così cominciai ad armeggiare con la chiave e poco dopo sentii “clack”! Ce l’avevo fatta. Mi sorrisero e mi salutarono con un “grazie”. Avevo aiutato quelle persone e non solo: anche io ero felice. La mia vita, che fino a poco prima era noiosa e monotona, si stava colorando. Rosso. Verde. Blu. Giallo.
Del bianco non c’era traccia. Per la prima volta, mi accorsi che non ero sola. C’era una forza che mi spingeva ad agire. Una forza interiore che in realtà aveva sempre vissuto dentro di me, ma che non avevo mai notato. Era Lei. La mia Paladina della Gentilezza. Colei che mi spinge ancora oggi ad aiutare gli altri e a non lasciare nessuno indietro… colorando la mia vita.
Nota dell’autrice Mi piace credere che ognuno di noi, nel profondo del cuore, abbia la propria Paladina che lo guida verso il bene. A volte è difficile sentirla, ma ciò non significa che non sia lì.
La mia Paladina si ispira a tutte quelle persone che, nella mia vita, mi hanno aperto gli occhi e mi hanno mostrato che la gioia e l’amore nascono dai piccoli gesti di gentilezza e altruismo.
Spero che questa storia possa ispirare anche chi la leggerà nel cercare e ascoltare la propria Paladina.
Alice Bono